Un abbraccio tra Cuba, Messico, Venezuela e Italia
Testimonianze e solidarietà
Cari e care della comunità
abbiamo ospitato recentemente tra il 20 e il 25 agosto nella comunità di Montebello tre focolarine provenienti da Cuba, Venezuela e Messico. Dopo la loro permanenza sono partite dall’Italia stracolme dell’amore ricevuto. Stracolmo il cuore e stracolme le valigie, oltre all’importante somma raccolta prima durante e dopo la serata vissuta a Tavernelle il 22 agosto. La serata è stata davvero bella: eravamo una sessantina di persone per cena, un’altra ventina si sono aggiunte dopo. Tanti non erano presenti perché in vacanza, o per Covid, o per altro…, ma presenti con il cuore. Eravamo di tutte le comunità del vicentino e qualcuno dal padovano.
Le esperienze raccontate dalle focolarine – personali, di focolare, di famiglie, di Gen 4, ecc… – sono state molto toccanti. Toccante soprattutto vederle così gioiose nonostante le difficili situazioni in cui si trovano a vivere per l’inflazione in continuo aumento, per la mancanza di generi alimentari e di medicine, per la mancanza di trasporti, per i continui black out di energia elettrica con temperature medie in alcune città del Venezuela di 35-38-42°, per la mancanza di acqua corrente, ecc…
Ognuna ha raccontato esperienze diverse perché diversi sono i loro paesi, ma tutte coinvolgenti. Ci hanno lasciato nel cuore il desiderio di vivere con rinnovata freschezza, slancio e radicalità l’Ideale, come nei primi tempi, fidandoci dell’amore di Dio per ciascuno.
Hanno sentito davvero l’amore di tutti. Delle tante persone conosciute durante la serata a Tavernelle; di chi passava per casa nostra a lasciare provvidenza e per salutarle; di chi è venuto ad aiutare a preparare le medicine (che per risparmiare spazio e peso nelle valige, andavano tolte dalle scatole e avvolte nel bugiardino con un elastico, scatola per scatola…); di chi le ha invitate a cena a casa loro per una saporitissima grigliata, ecc…
Noi, che le abbiamo ospitate, le abbiamo portate a visitare Vicenza e M. Berico, e su loro richiesta Fiera di Primiero e Venezia. Tutti momenti intensi e bellissimi! In contanti abbiamo raccolto € 2.070,00 per Cuba e Venezuela. Tolti i costi dei viaggi a Fiera e a Venezia, di alcune medicine richieste che abbiamo comperato all’ultimo momento, dei tre taxi per i tre aeroporti (Venezia, Verona, Milano), abbiamo consegnato alle focolarine € 1.760,00 (880 a Cuba e 880 al Venezuela). Oltre ad alcune buste arrivate già chiuse per ognuna di loro, fra cui una anche per il Messico, che non era previsto nella raccolta perchè, seppur con tante situazioni di povertà, non vive quanto si vive a Cuba e Venezuela. Le focolarine erano commosse. Con quanto ricevuto in generi alimentari abbiamo preparato dei pacchettini personalizzati per una ventina di famiglie di Cuba e Venezuela che avevamo conosciuto durante i viaggi negli scorsi anni.
L’ultima sera siamo stati a preparare con loro medicine e pacchettini fino alle 2,30 di notte, ora della partenza di Marinova per Cuba e di Celia per Messico. Ybonne del Venezuela è partita poi in mattinata. Celia, Marinova e Ybonne sono arrivate senza difficoltà nei loro paesi. E sono cominciati ad arrivare messaggi da loro e dai loro focolari.
Marinova, da Cuba: «Ho fatto un buon viaggio, grazie a Dio ho ricevuto tutte le mie valigie… Ricordate la valigia dove c’erano le medicine e materiale per i bambini? L’avevano segnalata per essere aperta ma quando ho spiegato, hanno fatto passare tutto. Yupeeey!!! E così anche in Venezuela, tutto arrivato a buon fine.»
Dai loro focolari: Cuba: «Veramente con una gratitudine immense a Dio vi ringrazio Marisa e Agostino e tutta la comunità… Andiamo sempre avanti amando Gesù Abbandonato nell’umanità che ci aspetta!!! Come ringraziarvi per tutta tutta la Provvidenza… Mamma mia, valige piene. Grazie per essere canali dell’amore di Dio… »
Dal Centro Zona di Bogotà: «Grazie per tutto l’amore che avete dato alle pope! Sono tornate così felici dell’accoglienza, delle passeggiate! Non si sarebbero mai aspettate tanto!! Veramente la medicina del mondo è l’amore, come cantano I Gen 4!. Che vi arrivi il centuplo!»
Celia dal Messico: «Appena arrivata ho saputo che un incendio causato da un cattivo allacciamento all’elettricità aveva colpito la casa di una mamma che vive coi suoi due bambini. Subito con le pope abbiamo potuto aiutarla con la provvidenza che avevate raccolto. Ringrazio di cuore la comunità.»
Ci ha colpito questa esperienza dal Messico. Celia stessa aveva voluto lasciare tutto quanto raccolto per Cuba e Venezuela, tranne quella busta pensata proprio per il Messico. Ed è stata proprio la somma che è servita per cominciare ad aiutare questa famiglia. Ci raccontava che l’amore partito da Vicenza si è poi moltiplicato: altri in Messico, dopo che lei ha raccontato l’esperienza, hanno voluto donare qualcosa per questa famiglia.
Dalle famiglie che hanno ricevuto il pacchettino. «Grazie per tenerci sempre presente… Grazie per il pensiero, si sente carico dell’amore della famiglia…Abbiamo ricevuto il vostro regalo. Grazie! Stiamo bene, cercando di vivere e portare l’Ideale alle famiglie… Grazie per tutto l’amore che abbiamo sentito in questo pacchettino!» e altri…
Avevamo detto alle pope di usare nei loro focolari i soldi che avevano risparmiato dei taxi.
Ci ha scritto Ybonne da Maracaibo dicendo che ha invitato le focolarine in un ristorante, cosa che non facevano da tempo. Loro non volevano, pensando alle necessità della comunità. Ma le ha convinte, ed è stato un momento di grande relax e di vita di famiglia fra loro, un momento necessario, perché queste focolarine non avevano potuto fare vacanza.
Marinova di Cuba ci ha scritto che ora lì non si trova farina, e di conseguenza non c’è pane. Loro in focolare sono di varie nazionalità, per cui, se qualcuna non ne sente la mancanza, per qualcun’altra invece il pane è un alimento importante. Tornando dal lavoro hanno visto un negozio che stranamente lo stava vendendo, ma costava 1 $ per ogni pagnottina. Hanno però sentito che per amore di questa compagna dovevano prenderne qualche pezzo, grate della provvidenza arrivata.
Una famiglia di Cuba ha scritto: «Abbiamo ricevuto il meraviglioso pensiero che ci avete mandato. Siamo grati per la vostra vicinanza, sempre vi abbiamo nel cuore e ringraziamo infinitamente Dio per avervi come amici, come famiglia.»
Sabato li abbiamo sentiti al telefono, abbiamo capito quanto davvero le focolarine e focolarini lì sono preziosi, di aiuto e sostegno alla comunità, e quanto, insieme a famiglie, giovani, ecc… sono proiettati fuori, a cercare di portare serenità e speranza alle persone che hanno intorno. Davvero una testimonianza di vita in mezzo “alla guerra”.
Questi giorni sono stati anche per noi una forte esperienza. Impegnativa sicuramente, ma ricca di gioia nel sentire quanto possiamo fare, come singoli “ascoltando quella voce”, e insieme come comunità, per “lenire piaghe”, “asciugare lacrime”… Non solo nelle situazioni di carestia e mancanza di tutto come queste, ma anche come vicinanza, ascolto, ecc…di chi è “nella porta accanto”. Allora ci diciamo un grazie reciproco e comunitario, e andiamo avanti insieme.
Ciao!
Marisa e Agostino
Un po’ di pane…oltre le regole!
Guardo l’uomo indiano: è di età avanzata,vestito in malo modo e senza denti in bocca, costretto in un angolo, spaventato e impaurito; sento di doverlo aiutare, ma non so come pormi con il direttore che nel frattempo sta cercando il numero della vigilanza. Ho paura di espormi ma penso alla Parola di Vita e mi viene in mente la frase:”Gesù vuole che tu creda al suo amore anche nelle situazioni difficili”.
Vacanze solidali, un sogno condiviso tra Italia e Africa
Le vacanze sono un momento importante nella vita di famiglia.
Venti anni fa, insieme ad altre famiglie abbiamo iniziato a condividere un periodo estivo di vacanze con figli e amici. La prima esperienza l’abbiamo trascorsa in Valle Aurina, in sette famiglie, alloggiando in un rifugio di alta montagna. E’ stata una esperienza bellissima e così, anno dopo anno, le vacanze di famiglie, al mare o in montagna, sono state per tutti noi una tappa fissa. Piani di Luzza, Lignano Sabbiadoro, Arbatax in Sardegna hanno visto l’avvicendarsi di gruppi più o meno numerosi a vivere questi momenti di condivisione.
Dopo uno di questi periodi di vacanza, in cui avevamo raccolto una somma da destinare ad un progetto di Famiglie Nuove nella baraccopoli di Mathare a Nairobi, in occasione del nostro ventesimo anniversario di matrimonio, ci siamo regalati un viaggio in terra africana, precisamente in Kenya. E’ stata per noi un’esperienza che ci ha lasciato un segno indelebile. Donne che percorrono chilometri a piedi per andare a prendere l’acqua, abitazioni fatte di terra, bambini che corrono scalzi….eppure sempre felici.
Questo stile di vita completamente diverso dal nostro, ci ha fatto capire quanto superfluo abbiamo e ci ha aiutato a ridimensionare i nostri bisogni.
Dopo esserci tornati più volte come famiglia, abbiamo allargato l’invito ad alcuni nostri amici e conoscenti con il desiderio che questa vacanza, all’interno di una natura incontaminata, dalle distese sconfinate della Savana, alle spiagge bianche dell’Oceano Indiano, potesse trasformarsi in un’esperienza indimenticabile di condivisione e di rapporti di fraternità.
Tre anni fa, con questi amici, abbiamo conosciuto Joseph, un keniota che si è rivelato subito per noi un ottimo “mediatore culturale” cioè la persona che ci permette di “entrare” nella cultura del posto e di scoprirne i bisogni e le bellezze.
Joseph ci ha fatto conoscere il suo progetto di fraternità e condivisione: il Mazao Family Empowerment Project. Esso consiste nel lavorare con le famiglie e le giovani generazioni colpite dalla povertà, per migliorare la loro vita attraverso la produzione sostenibile di culture. E’ partito così il primo esperimento con tre famiglie a Garashi, un piccolo villaggio nell’entroterra keniano, nella provincia di Kilifi. Opportunamente preparate, e grazie alla costruzione di un pozzo e di un impianto di irrigazione, hanno cominciato a coltivare quattro ettari di terreno fertile, nelle vicinanze di un fiume.
L’obiettivo era quello di elevare il ruolo della donna a protagonista della vita anche economica del villaggio, in un ambiente prettamente dominato nei ruoli e nel potere dagli uomini, questo attraverso il lavoro e la formazione scolastica.
Ci sembrava fondamentale sostenere il progetto nato da una persona del posto, con una visione locale e globale insieme, per noi ancora oggi Joseph resta insostituibile.
Il sostegno a questa iniziativa, oltre alle raccolte fondi, avviene tramite vacanze solidali, un modello abbastanza diffuso, attraverso il quale si offre la possibilità di visitare i luoghi del progetto in corso, sostandovi qualche ora per conoscere le persone coinvolte e toccare con mano i risultati ottenuti.
Nel 2018, durante uno di questi viaggi, rendendoci conto che la produzione di mais, pomodori e altre verdure era sovrabbondante è nata l’idea di costruire una cucina in una scuola, che si trova sulla costa vicino a Watamu, nella quale non era previsto il pranzo per i circa 250 bambini dai 3 ai 10 anni che la frequentavano. Molti di loro, nella pausa di mezzogiorno, tornavano a casa percorrendo a volte anche più di 3 Km e alcuni, purtroppo, quando arrivavano a casa non trovavano nulla da mangiare. Altri, la maggior parte, si nutriva quasi esclusivamente di farina di mais, mostrando evidenti patologie legate alla carenza di proteine e di vitamine.
L’ atteggiamento di ascolto costante della realtà del luogo ci ha permesso di essere molto flessibili, accettando anche delle sfide che non erano razionali per la nostra cultura, ma trovando invece solide radici nel costruire insieme tra di noi e con Joseph un percorso nuovo e mai scontato.
Il preventivo della cucina era impegnativo, insieme ad alcuni nostri amici abbiamo deciso comunque di iniziare i lavori nella speranza che la provvidenza avrebbe fatto la sua parte.
Si sono realizzate feste con raccolta fondi, una famiglia ha deciso di rinunciare ai regali di Natale e dare un contributo, una coppia di anziani si è fatta presente con una busta, c’è chi ha dato il corrispettivo di alcune ore di lavoro straordinario, una vicina di casa saputo del progetto ha voluto partecipare, un imprenditore ha dato una grossa cifra….
Si è messa in moto una gara di solidarietà tra tanti, raccogliendo in poco più di un mese 13.500 euro. Questo risultato ha permesso che i lavori fossero eseguiti a tempo di record.
Quello che ci ha stupito è la reazione delle persone intorno a noi alle quali raccontiamo la nostra esperienza. La loro partecipazione emotiva e concreta non manca mai, con una generosità ben oltre la nostra immaginazione. E’ una catena invisibile ma forte di relazioni che si aprono ad una fraternità universale.
Il 3 gennaio 2019, alla presenza di personalità civili e religiose del posto, c’è stata la festa di inaugurazione della cucina nella scuola. Erano presenti tantissimi bambini e tanti genitori. I canti, le poesie, le danze e il pranzo condiviso hanno creato un bel clima di famiglia.
Anche a gennaio del 2020 siamo partiti in venti persone e, quando siamo arrivati, abbiamo gioito nel vedere come le cose siano andate avanti.
La coltivazione di Garashi ha raggiunto i 12 ettari e le famiglie coinvolte adesso sono una trentina. Si coltivano verdure di vario tipo, legumi e tanti alberi da frutto tra cui banane, arance, manghi, papaya… una meraviglia!
Alla scuola poi, abbiamo trovato una cucina che lavora a pieno ritmo, addirittura utilizzano un terzo fornello per cuocere il pudding che viene proposto per la merenda. Abbiamo visto i bambini in forze, si vede proprio che una volta al giorno mangiano un bel pasto completo. Oggi, infatti, i 250 bambini possono nutrirsi con un’ alimentazione completa grazie ai prodotti della coltivazione di Garashi. La grande sorpresa poi è stata una festa organizzata dalle mamme, che hanno voluto dimostrarci il loro affetto e la loro riconoscenza: siamo ormai grandi amici…
Abbiamo osservato che i bambini mangiano regolarmente per terra, in mezzo alla polvere che si alza a causa dei loro movimenti e poi ricade sulle loro pietanze, per loro una cosa abituale. E perché non costruire allora un refettorio?
Anche questa volta la Provvidenza si è fatta viva attraverso vari segni concreti: un compagno di viaggio ha deciso di donare una parte del suo TFR e anche altri componenti del gruppo vacanze hanno dato il loro contributo. E così si è deciso di iniziare questa nuova avventura sempre nello spirito di condivisione. Anche i genitori dei bambini della scuola contribuiscono alla costruzione di tavoli e panchine per l’arredo della struttura con il legno ricavato da alberi di loro proprietà. Joseph ha proposto di donare loro in cambio dei piccoli alberelli di arance da piantare in sostituzione di quelli tagliati. La scorsa settimana sono iniziati i lavori di muratura che stanno procedendo molto velocemente anche perché sta per arrivare il periodo delle piogge che potrebbe rallentare la conclusione dell’opera. Ci ha colpito la loro operosità.
A novembre dello scorso anno, Anna Daniele e Diletta, una giovane famiglia di Vicenza ci ha lasciato improvvisamente a causa di un incidente stradale. Sappiamo che un loro desiderio era quello di venire in Kenya a conoscere questa esperienza. Abbiamo così pensato di dedicare questa sala mensa a loro, che tanto avevano in cuore il popolo africano.
Se la situazione “corona virus” ce lo permetterà, ad inizio settembre ci sarà la grande festa di inaugurazione, che altrimenti sarà solo posticipata, consapevoli che il refettorio sarà già in piena attività.
La raccolta fondi continua anche perché c’è la necessità di comprare una motozappa per facilitare il lavoro di agricoltura che attualmente viene fatto tutto a mano.
Una giovane che ha partecipato a questo ultimo viaggio, tornata a casa, ha proposto l’esperienza a tanti suoi amici e già un gruppo di 15 coetanei si stanno organizzando per partire appena sarà possibile.
Siamo consapevoli che tutto quello che abbiamo vissuto e stiamo continuando a vivere non è stato pensato e programmato a tavolino, ma è ed è stato un lasciarci guidare da una mano invisibile che sta portando avanti questo sogno.
Vicini più… vicini
Ci siamo trasferiti a Novembre in una casa nuova e fin da subito avevamo in mente per la Primavera una festa di vicinato per conoscere i nuovi vicini di casa. La primavera è arrivata e in queste settimane ovviamente non è stato possibile organizzarla. Ma ci sembra che ugualmente attorno a noi in questi giorni di quarantena si sia cominciata a intrecciare una rete.
Con il sole di Marzo e il tempo a disposizione abbiamo curato il giardino della casa, ma ci mancava il tagliaerba. Chiedendo ai nostri vicini ne troviamo uno e subito lo scambio diventa occasione per presentarci e barattare l’attrezzo con una crostata fatta in casa da noi. Cominciamo anche a imbastire un piccolo orto, da neofiti alle prime armi, e pian piano questo spazio diventa un luogo di ritrovo a distanza con chi ci abita accanto. Un anziano timido ma con più esperienza, dall’altra parte della ringhiera, ci suggerisce come gestire il terreno da tanto tempo fermo. Suo nipote, studente universitario, ci racconta i suoi viaggi nell’est europeo e la passione per la politica. Una ragazza con il papà in ospedale e costretta in quarantena, ci saluta dalla finestra e poco dopo si presenta chiedendo di chiacchierare un po’ insieme tanta è la noia e la voglia di sconnettersi dalle preoccupazioni. Un’altra signora da un’altra casa condivide stati d’animo e fa amicizia con i nostri bambini. Una sera prestiamo la nostra stampante, l’unica con ancora le cartucce cariche, per stampare alcuni documenti di lavoro per un’altra vicina.
E così ci siamo fatti davvero vicini più vicini. Ci sembra che il tempo fermo ci abbia dato la possibilità di abitare realmente la nostra via e di soffermarci insieme, con gratitudine, a godere delle relazioni tra noi che possono nascere in semplicità, riconoscendone l’importanza, la necessità e il valore
P. e R.
Una cena solidale riuscita
L’ “Osteria della gioia” di Rovigo racchiude due esperienze di vita buona che generano benessere per chi ci lavora e per chi l’incontra. È luogo di ristorazione e vuole diventare un progetto stabile nel tempo.
La sera del 29 dicembre, presso la parrocchia di Maria Nascente di Tavernelle, con la presenza di Don Emanuele Cuccarollo, le comunità del Movimento dei Focolari della zona e la comunità di Tavernelle hanno vissuto questo incontro dove generosità, solidarietà e abilità gestionale hanno dato voce alla realtà di ristorazione iniziata dal professor Alberto Roccato per giovani con disabilà. Con il concorso di volontari, giovani studenti, imprenditori sensibili, amministratori illuminati e molti interventi provvidenziali negli anni, si è andata delineando la possibilità di inserire nel mondo del lavoro alcuni giovani, stimolandoli all’attività, valorizzandoli, creando una rete sociale di sostegno e di scambio umano e professionale che ha coinvolto positivamente anche le famiglie.
Durante la serata con alcune slide si è illustrato il percorso fatto e la programmazione futura, con grande gioia dei protagonisti a cui i numerosi partecipanti hanno restituito vivissima simpatia e concreto sostegno.
Tutti noi presenti abbiamo vissuto con meraviglia e gratitudine questa esperienza che ha dato ancora una volta la certezza che fare “famiglia” aiuta tutti a realizzare il sogno di Dio di un mondo giusto e bello.
Ecco la testimonianza di uno dei partecipanti:
Carissimi Manu, Gigi e Comunità tutta, siamo tornati a casa con quella gioia e quella serenità che solo la presenza di Lui tra noi può dare. Grazie! Abbiamo sentito l'Amore della vostra/nostra Comunità dell'Opera così forte che si poteva tagliare a fette ...
anche di pasticcio .
Nessuno mai ci aveva accolti con così tanto affetto. Grazie!
Abbiamo visto una Comunità parrocchiale accogliente che ha espresso la gioia di stare insieme. Grazie!
Poco importa quale sarà il risultato economico perché quello che abbiamo vissuto vale molto, molto, molto di più!
Grazie!
Vi vogliamo BENE
Incontro con famiglie del Centro America
Un incontro davvero… speciale
E’ domenica 18 dicembre 2016: ore 16.00 nella chiesa di Madonna dei Prati a Brendola.
Mentre all’esterno c’è una nebbia non molto fitta, ma fredda e umida, all’interno per i cresimandi e genitori dell’unità pastorale di Brendola si accende un sole: è il sole di Marco Amato Bettiol. Grazie alle catechiste, Marco potrà illuminare il percorso di questi cresimandi aiutando loro a cogliere il dono della fortezza . . . . e non solo.
La chiesa è piccola ma gremita, riempita da genitori e ragazzi.
Passa un’ora e mezza tutta di un fiato, tra l’esperienza raccontata dai genitori Franz e Patrizia, qualche video, qualche flash di Paola e Graziano, tre minuti di Chiara che hanno illuminano tutti parlando del suo rapporto con lo SS.
Un’ora e mezza dove ragazzi noti come “casinisti” erano attenti a seguire, genitori insospettabili in lacrime e grazie a Francesco e Patrizia, non si è caduti nel pietismo, ma il respiro è volato alto ed ha toccato i cuori.
C’è stato molto lavoro per preparare questo momento, con le inevitabili difficoltà, come i dubbi per l’audio risolti pochi minuti prima; queste difficoltà ci hanno richiesto di dire il nostro sì per bruciarlo al fuoco dell’unità, ma come sempre fatto questo passo, al resto ci ha pensato il buon Dio attraverso Marco.
Cosa dire?
Esperienza forte e bella; un’altra occasione che la vita ci ha posto davanti per uscire, insieme e opportunamente preparati, presentando l’Ideale di Chiara a Brendola attraverso Marco, il nostro “compagno di viaggio”.
Grazie Marco!
Maria, Michele, Paola, Franz, Patrizia, Graziano, Rudi
INCONTRO CON ANDREINA ALTOE’
Un’occasione importante per ritrovarci come comunità locale sarà un prossimo incontro con Andreina Altoè (attualmente in focolare in India ma che in questo periodo è qui in Veneto per qualche giorno) per condividere insieme questa sua interessante esperienza.
DOMENICA 3 APRILE presso la SALA CONFERENZE (al 1° piano) dell’ORATORIO DON BOSCO – Parrocchia di MONTEBELLO VICENTINO vicino alla Chiesa, alle ore 18.00: faremo un “viaggio virtuale” in India con foto e racconti di Andreina, poi concluderemo la serata con una allegra cena conviviale a buffet (con quanto ognuno potrà portare).
Il saluto post incontro di Andreina:
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UNA DOMENICA ALTERNATIVA
Dopo l’entusiasmante esperienza estiva del campo di lavoro, abbiamo proposto ai gen3 più grandi delle nostre unità un pomeriggio alternativo: tornare in uno dei centri della cooperativa 81, al centro residenziale (Casetta Massignani) a Brendola per salutare e augurare buone feste ai ragazzi disabili e agli operatori.
Abbiamo chiesto alla responsabile della casa se era possibile il nostro passaggio e lei, dopo un consulto con gli altri operatori, ci ha chiesto di preparare alcuni addobbi natalizi per la sala ricreativa e fare qualche canto per far sentire a questi ragazzi un po’ di spirito natalizio, e loro avrebbero offerto la merenda con cioccolata calda per tutti.
A queste richieste le gen3 si sono entusiasmate ed hanno iniziato a cercare su internet, idee semplici ma carine da realizzare, ed è partito sul gruppo Whatsapp uno scambio di idee, di foto, video…. Una volta decise alcune tecniche è nata una bellissima e ricchissima comunione dei materiali necessari per la realizzazione: pennarelli, colle a caldo, fogli colorati, tappi, fondi di bottiglie di plastica che ognuna aveva recuperato, nastri , nastrini colorati, forbici, cucitrici, ecc….
Giuseppe ha pensato ai canti, ha preparato i fogli con i testi, e portato la chitarra.
All’ appuntamento davanti al centro residenziale, Domenica 20 dicembre alle ore 15,00 sono arrivati 4 gen3 dell’unità di Giuseppe e Diego, e 6 gen3 dell’unità di Redi e Alessandra, tutti entusiati, con tanta voglia di donare il loro tempo, le loro capacità, il loro amore, i loro sorrisi.
Ci hanno accolto con simpatia e disponibilità. I gen3 hanno iniziato a lavorare insieme con impegno. Abbiamo coinvolto anche alcuni ragazzi disabili decidendo con loro cosa fare, ma soprattutto cercando di farci uno con loro.
Sono trascorse così un paio d’ore dove davvero si sentiva la Sua presenza speciale.
Una volta riordinato, appeso i vari addobbi realizzati e fatto merenda ecco arrivato il momento del mini concerto, tutto in diretta, senza aver provato nemmeno una volta…. Eppure con semplicità, ma con convinzione, sapendo che anche questo era un dono speciale per i ragazzi della casa, i gen3 hanno cantato, e “ballato” senza fare poi così tante gaffds!
I ragazzi della casa erano raggianti, e i loro sorrisi ci hanno scaldato il cuore.
Ci siamo salutati con baci e abbracci spontanei e offrendo ad ognuno di loro, ragazzi e operatori, una piccola creazione in pasta di pane realizzata precedentemente, con un bigliettino di auguri.
Siamo tornati a casa tutti davvero felici, con il cuore in festa, semplicemente per aver amato.
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La Comunità Locale di Montecchio raggruppa tutte le persone che condividono l’ideale dell’Unità trasmesso da Chiara Lubich nella zona che abbraccia i comuni di Brendola, Montecchio, Montebello Vicentino, la Valle del Chiampo. Tra le iniziative recenti che si sono svolte con l’impegno della Comunità ricordiamo il Cantiere di Lavoro “Coloriamo la Città”, organizzato da i Ragazzi per L’Unità tra il 19 e il 24 luglio e mirato all’educazione nei confronti del recupero, dell’ecologia e della vita in comunità.
Il Cantiere, che ha coinvolto più di 50 ragazzi tra i 14 e i 17 anni, ha permesso di recuperare i luoghi grigi del tessuto urbano riqualificandoli grazie al colore, per trasformare i comuni in ambienti piacevoli ed ecologici, ed anche costruire dialogo, per accogliere chiunque e farlo sentire partecipe di una città viva e attiva. La particolarità dell’iniziativa è lo sviluppo in contemporanea anche in molti degli altri paesi dove opera l’associazione, creando un filo di condivisione sociale in grado di unire popoli e culture differenti.